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ORATORIO
DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE
DI JORE

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(Testo tratto dal libro "Le chiese dell'antica Pieve di san Giovanni Battista nella Valle del Biois - Documenti di storia e d'arte" di Loris Serafini e Flavio Vizzuti)

L’oratorio sorge nel piccolo e suggestivo maso di Iore, sorto probabilmente nel XVIII secolo. La prima menzione nei documenti risale al 5 marzo 1737, come si rileva dal Liber Mortuorum della Pieve di Canale (1). La cappella venne invece edificata nel 1858 da Giovanni Maria Valt come segno di devozione in seguito all’enunciazione del dogma dell’Immacolata e benedetta il 20 ottobre 1859 dall’arciprete di Canale don Agostino Costantini (2). Una iscrizione fatta scrivere dal fondatore della chiesetta così recitava: “L’anno 1858, Zamari[a Valt fu] Appolonio, fece fabb[ricare ques]ta chiesa in onore d[ella Madonna] titolata la Conc[ezione]”. L’oratorio, costruito con la classica volta, aveva dipinta sulla facciata principale volta a meridione una meridiana. L’interno era dotato di una preziosa Via Crucis uscita dalle stamperie settecentesche dei Remondini di Bassano del Grappa, di un’immagine della Vergine, di due crocifissi, una scena del Cristo crocifisso con Maria e Giovanni. C’erano poi due nicchie laterali che contenevano le statue di sant’Antonio e di san Giuseppe, due quadri a olio su tela dipinti dal pittore locale Fortunato Valt dipinte verso il 1870. L’interno della costruzione era arricchito da numerosi ex voto di persone che venivano in pellegrinaggio per invocare probabilmente la salute per i loro figli appena nati. Una volta al mese i mansionari di Sappade o di Caviola vi celebravano la messa, grazie a un legato lasciato dal proprietario.
La storia di Iore rimane indissolubilmente legata a un triste fatto di cronaca nera, avvenuto il venerdì santo del 1902. Sebastiano Valt, proprietario del maso di Iore, figlio del fondatore dell’oratorio Giovanni Maria e unico abitante del luogo, fu trovato brutalmente assassinato nella chiesetta, che fu pertanto imbrattata dal suo sangue e profanata. L’omicidio – vero giallo di montagna effettuato probabilmente a scopo di furto – non poté essere ricondotto ad alcun autore e rimase pertanto impunito. L’efferatezza del delitto era dovuta soprattutto al fatto che dopo l’uccisione dell’uomo, il suo cadavere fu trasportato all’interno della cappella, senza un motivo logico e abbandonato contro il muro, sul quale rimase lo stampo della sua mano. Il povero Sebastiano nel suo testamento – scritto il 1° marzo 1901 – si preoccupava che la proprietà del maso rimanesse indivisa dopo la sua morte. In particolare gli stava a cuore la manutenzione della chiesa: “…Nomino in perpetuo per eredi usuffruttuari, di due terzi in parte ed in parte alla mettà del prodotto dell’intiera sostanza di tutto per il mantenimento della chiesa di Jore, in tutto e da per tutto, tanto di fuori come di dentro…”. Inoltre chiedeva agli eredi “…di fare cellebrare annualmente in chiesa di Jore una messa cantatta, espossizzione della reliqua e vespro in onore di Maria santissima della Concezione, con 12 dodici altre messe basse in sufragio delle anime. Il rimanente del prodotto di mantenere i vesttitti sacerdottalli ed dell’altare, cioè candelle, tovallie, fiori, di non lasciare mancare nulla…Il testattore Valt Sebastiano fu Giovanni Maria. Laus Deo”.
Le parole della vittima rimasero purtroppo inascoltate e lentamente il maso cadde in un progressivo declino. Durante la seconda guerra mondiale – e precisamente dal 1943 al 1944 – la casa, con il suo tabià e l’oratorio divennero un rifugio per alcuni partigiani locali, tanto che il 13 dicembre 1944 un centinaio di soldati tedeschi delle SS salirono fino al maso e incendiarono i tre edifici. L’oratorio però fortunatamente fu danneggiato solo in parte, sebbene fosse crollata una porzione di tetto. Questo tuttavia segnò la fine del piccolo edificio, che fu abbandonato alla sua sorte. Crollò infatti il tetto e tutti gli arredi furono venduti o alienati, ad eccezione della sola campanella, di un crocifisso e di un’immagine della Vergine.
L’abbandono di un edificio così suggestivo colpì alcune persone più sensibili e così dal 1976 sorse l’idea di restaurarlo, cosa che avvenne nel 1977 grazie all’interessamento di Massimo Tabiadon – attuale custode dell’oratorio – con un gruppo di volontari e di Bepi Pellegrinon e in quello stesso anno fu benedetta dal parroco di Caviola don Cesare Vazza. Da quell’anno in poi la cappella è divenuta meta delle rogazioni di maggio, in memoria dell’anima del povero Sebastiano e di suo padre (3).

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(1) Pellegrini S., I nomi locali della Val del Bióis, estratto da AAA annata LXXI (1977), Industria Tipografica Fiorentina, Firenze, 1977.

(2) AVBL, Pieve di Canale d’Agordo, busta 26/E/5b.

(3) Pellegrinon B., Il tempo si è fermato a Iore. Una proposta di recupero, Nuovi Sentieri Editore, Belluno, 1974, 12-26.

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