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(Testo tratto dal libro "Le chiese dell'antica Pieve di san Giovanni Battista nella Valle del Biois - Documenti di storia e d'arte" di Loris Serafini e Flavio Vizzuti)

Nel processo di lento distaccamento dei vari villaggi dalla Pieve di Canale non poteva rimanere esclusa Caviola. Fin dalla seconda metà dell’Ottocento il mansionario – pur non assumendo mai formalmente il titolo di curato –cominciava in realtà a svolgere mansioni di cura d’anime a nome e per conto dell’arciprete di Canale. Ma i primi tentativi di iniziare le pratiche per erigere la parrocchia di Caviola si ebbero nel 1928, quando l’arciprete di Canale Filippo Carli – nativo anch’egli di Caviola – si fece promotore dell’istituzione di un capitale per fondare la nuova comunità. In una lettera del 29 novembre 1928 implorava il vescovo di costituire Caviola e Vallada in parrocchie, smembrandole dalla Pieve di Canale, perché egli non riusciva a rispondere alle esigenze dei parrocchiani per la lontananza dei villaggi e i fedeli frequentavano in maniera troppo ridotta la parrocchia di Canale: “…Caviola pure (coi paesi vicini) forma un centro importante di 1800 anime. E di questi 1800 abitanti, appena venticinque o trenta vecchi intervengono alla Messa parrocchiale nei giorni festivi. Gli altri si accontentano di una messa prima a Caviola o a Sappade. Il mansionario non si sente in grado di predicare, ma soltanto fa talvolta in chiesa qualche lettura religiosa. Se le cose continueranno così, la popolazione crescerà ignorante in fatto di religione e si andrà sempre peggio. Io parlai tante volte in chiesa e per mezzo del bollettino dell’obbligo della messa parrocchiale, ma purtroppo non ottengo nulla. Neppure i ragazzi vengono alla chiesa parrocchiale nelle domeniche. Da ciò ne segue che viene a mancare la sufficiente istruzione religiosa, nonostante che i due mansionarii cerchino di aiutarmi. Non gioverebbe il ripiego di lasciar Caviola senza il mansionario e forse sarebbe peggio. Lo provai negli anni 1921, 22, 23 e 1924 […]. In quanto a Caviola, per costituirla in regolare parrocchia abbiamo accumulato in questi ultimi anni dodicimila lire; ne mancherebbero ottomila per raggiungere la cifra necessaria. A ciò si potrà riuscire fra due o tre anni. Pregherei l’Autorità diocesana a scrivermi, sollecitandomi e quasi imponendomi di agire per tale smembramento, affinché venga meglio provveduto al bene spirituale di quei paesi lontani dal Centro parrocchiale. In seguito di che io costituirei il Comitato pro Parrocchia per raggiungere gradatamente lo scopo…” (1). Con la morte del pievano – avvenuta nel 1934 – e l’arrivo del nuovo parroco mons. Augusto Bramezza, l’idea continuò ad essere coltivata, ma lo scoppio della seconda guerra mondiale, con la devastazione dell’intero villaggio causata dal fuoco nazista, bloccò ogni tentativo fino al 1950, quando il nuovo vescovo Gioacchino Muccin nominò il sacerdote falcadino don Celeste Pellegrini vicario parrocchiale dell’arciprete di Canale per il territorio di Caviola, Sappade, Valt, Marmolada e Canes con il compito di studiare e promuovere la costituzione della nuova parrocchia e di risiedere in paese.
Il decreto ufficiale di erezione porta invece la data del 31 dicembre 1950 (2). Le motivazioni addotte da mons. Muccin furono la distanza dalla chiesa matrice di Canale (2,350km circa) e il “cospicuo” numero di abitanti (circa 1300). I nuovi confini furono pertanto tracciati conglobando le frazioni di Fregona, Feder, Colmean, Tegosa e Pisoliva del comune di Canale e le frazioni di Brustolade (in parte), Canes, Valt, Sappade del comune di Falcade nei confini della nuova parrocchia. Il tracciato del territorio causò non pochi scontri e incomprensioni tra l’arciprete di Canale Augusto Bramezza e il pro vicario generale Albino Luciani. Il primo infatti intendeva mantenere sotto la parrocchia matrice le frazioni del comune di Canale o perlomeno Fregona; mons. Luciani vedeva invece più logica e comoda l’aggregazione di queste ultime alla neo costituenda parrocchia.
La chiesa mansionarile della Beata Vergine della Salute fu quindi elevata a chiesa parrocchiale e il Genio Civile costruì la nuova canonica, distrutta nell’incendio del 20 agosto 1944. Per l’occasione fu acquistato il fonte battesimale in marmo rosa che ancora oggi si può ammirare. Il beneficio della mansioneria fu trasformato in parrocchiale e il vescovo si riservò la facoltà di nominare i parroci, chiedendo ai capi famiglia di rinunciare al diritto ormai plurisecolare di eleggere il proprio mansionario a maggioranza di voti (3).
Come primo parroco fu nominato lo stesso don Celeste De Pellegrini che si trovò subito di fronte a grandi problemi. Nel novembre 1951 ci fu un’alluvione che dissestò la chiesa della Beata Vergine della Salute, appena eretta in parrocchiale. In seguito al cedimento del terreno l’edificio dovette essere chiuso al culto, soprattutto dopo l’ordinanza del Genio Civile di Belluno del 2 aprile 1954. Nel frattempo si decise di allestire un capannone provvisorio nei pressi della chiesa e vicino alla canonica provvisoria dove il parroco era andato a risiedere. Un sopralluogo dell’ingegner Cremese e del geologo Dal Piaz proponeva di ricostruire il tempio in un luogo più sicuro, senza sprecare denaro per ripararlo, non essendo il terreno più sicuro. Così l’incarico di ideare la nuova chiesa venne afffidato agli architetti Alberto Alpago Novello e Adriano Barcelloni Corte, che rielaborono un progetto destinato per un altro paese del Bellunese adattandolo alla parrocchia di Caviola. L’idea prevedeva una grande chiesa di stile neo romanico costruita su una capiente cripta. Si sarebbe poi costruita vicino la nuova canonica.
Furono pertanto acquistati i terreni dai numerosi proprietari che ben volentieri vendettero parte dei loro fondi. Si formò pure un comitato “Pro Chiesa” presieduto da Roberto Quagliati e composto da Angelo Bortoli, Angelo Busin fu Felice, Angelo Busin fu R., Santo Busin, Celeste Costa, Giovanni Costenaro, Egisto Da Rif, Silvestro Da Rif, Silvio De Biasio, Anna Deferrari, Serafino Della Giacoma, Silvio De Mio, Antonio Da Rif fu F., Gaspare De Gasperi, Celestino Fenti, Mario De Ventura, Giovanni Pescosta, Cesare Scardanzan, Luigi Serafini, Felice Valt, Tranquillo Valt, Valentino Zandò, Silvio Da Rif (4).
La proposta suscitò delle violente proteste, tanto che il sacerdote dovette subire pure delle percosse da alcuni parrocchiani esacerbati, che vedevano nella costruzione del nuovo edificio e nell’abbandono della vecchia chiesa la perdita di un profondo legame con le tradizioni del paese. Così il 27 maggio 1954 Antonio Zender e Fortunato Fenti scrissero al vescovo Muccin per tentare una conciliazione. I due parrocchiani implorarono il prelato di non permettere – pur costruendo la nuova chiesa – che quella antica, simbolo della fede dei padri, venisse abbandonata. Il 26 novembre 1954 i capi famiglia della parrocchia, guidati dal presidente del Comitato Pro Chiesa, scrissero una seconda missiva a mons. Muccin, firmandosi uno ad uno, per esprimere la loro solidarietà a don Celeste, che in quel periodo stava subendo un processo contro alcuni parrocchiani proprio a causa di queste divergenze di opinioni (5).
Nel frattempo il vicario generale della diocesi, mons. Albino Luciani – futuro papa Giovanni Paolo I – si interessava per fare avanzare velocemente i lavori della nuova chiesa. Tuttavia – nonostante l’oculata scelta di un posto centrale per la costruzione (prima infatti la chiesa sarebbe dovuta sorgere proprio sotto quella antica) – la Soprintendenza ai Monumenti Medievali e Moderni di Venezia esprimeva un parere negativo, chiedendo che i fondi per il nuovo edificio fossero devoluti per il restauro e la conservazione di quello antico. Si arrivò quindi a una mediazione, per cui la Soprintendenza avrebbe restaurato la vecchia chiesa a proprie spese, mentre i parrocchiani di Caviola avrebbero pensato alla costruzione di una nuova chiesa in una posizione centrale, scelta da don Giovanni Candeago e da don Giovanni Del Monego, inviati appositamente dalla Curia di Belluno il 22 aprile 1954. La risoluzione dissuase fortunatamente anche l’ultima proposta del comitato Pro Chiesa di demolire l’antica chiesa e ricostruirla più a nord in un progettato cimitero, trasformandola in un piccolo santuario da edificare con i materiali dell’antico edificio (6).
I lavori della nuova parrocchiale cominciarono dunque il 1° settembre del 1955 sotto la direzione del capo cantiere Massimiliano Scardanzan, che guidò le prime operazioni di carico delle pietre dal Col di Mezzo a Caviola. Il 15 ottobre dello stesso anno fu fatto il primo getto di calcestruzzo utilizzando l’acqua di Lourdes attinta il 13 luglio 1954 dal signor Aldo Salvato di Padova e donata alla parrocchia di Caviola qualche giorno più tardi. Il cantiere chiuse il 25 novembre 1955, per riaprire soltanto il 21 gennaio 1958 con lo sfruttamento della cava di Col di Mezzo, nonostante il metro di neve che rendeva più difficili le operazioni. Giovani, anziani, operai, volontari si alternavano nei lavori dando l’impressione di essere alveare in costruzione. Perfino tre ultraottantenni – Serafino De Biasio, Antonio De Gasperi, Domenico Scardanzan – prendevano accordi per squadrare il legno del colmo della futura chiesa. Un apporto sostanziale lo diedero i giovani studenti del vicino Istituto Lumen – sorto negli anni Quaranta per merito della prof. Anna De Ferrari. Preposti alla cava della pietra erano Valt Domenico (di ben 79 anni!), Daniele De Pellegrini, Tranquillo Tancon, Pio Luciani, Giovanni Ganz, Sperandio Scola e Pacifico De Gasperi, Gino Da Rif, Antonio Zanini, Mario Scardanzan, Angelo Bortoli, Giovanni Cagnati, Sisto Cagnati, Candido De Ventura, Sebastiano Pescosta, Giovanni Pescosta, Mario Cagnati di Roberto, Cesare Busin, Franco Del Din, Giovanni Sanzovo, ricavando 526 metri cubi di porfido (7).
I lavori intorno all’edificio riaprirono il 10 aprile 1958 e il 18 maggio seguente il vescovo Gioacchino Muccin benediceva la prima pietra, nella quale inserì un pergamena con la scritta: “In Nomine Domini/Anno MCMLVIII die XVIII Maii/Pio XII Summo Pontifice/Joanne Gronchi Italicae Reipublicae/Praesidente/Bellunensis atque Feltrensis Dioceseon/Joacchim Muccin Episcopo/Coelestino De Pellegrini Parocho/Aurelio Laurentio De Pellegrini Falcadensium/Eduardo Luciani Canalensium Augurdi/Civilium curatoribus rerum/Alberto Alpago Novello/Adriano Barcelloni Corte Architectis/Joanne Giaier aedificatore/Maximiliano Scardanzan Sancteque Ganz/Operis sociis/Publico sumptu magnisque fidelium/Oblationibus/In Valle qua violens obstrepit Biois/Inter Caviolensium fines/Aedis sacrae Divo Pio X dicatae/Primus angularis lapis/Marco Scardanzan cum liberis/Opibus suis adiuvante/Est positus” (8). La pietra riporta sulle due facciate a vista gli stemmi di papa Pio XII e del vescovo Muccin ed ebbe come santolo (9) Marco Scardanzan che regalò alla chiesa una pianta dal valore di oltre centomila lire dell’epoca (10).
L’opera di costruzione si avviò in un modo vertiginoso, tanto che nel giro di appena sette mesi la chiesa era già a coperto, grazie ai nuovi sistemi di costruzione e all’abilità dell’impresa diretta da Giovanni Giaier sotto la direzione di Sante Ganz e di Massimiliano Scardanzan. Nel frattempo aumentavano continuamente le offerte, che permisero di pagare in poco tempo tanto lavoro. Così il 21 novembre 1958 – festa patronale della parrocchia – la struttura dell’edificio era pronta (11). Insieme alla chiesa venne innalzata pure la nuova canonica, inaugurata insieme alla cripta il 16 agosto 1959 dal vescovo Gioacchino Muccin. In quella occasione furono pure benedetti il battistero – dono della famiglia Celeste Costa Menaia, l’altare laterale – omaggio dell’Istituto Edelweiss di Caviola – e il rosone della facciata, offerto dalla famiglia Sante Busin Mora per ricordare la signora Vittoria Strim (12).
Nel gennaio 1961 furono verniciate tutte le porte della chiesa grazie all’opera di molti falegnami della parrocchia (13). Nel 1964 furono commissionati alla ditta Luchetta-Andrich di Vallada i settanta banchi della cripta e della chiesa costruiti sul progetto degli architetti Barcelloni Corte e Alpago Novello (14).
Durante le operazioni di conclusione dei lavori gli architetti si accorsero che l’interno della costruzione era molto più brillante e caratteristico senza intonacatura, pertanto decisero di lasciare la chiesa con le pietre a vista alternate ai mattoni rossi. Nel catino absidale fu posto un grande Cristo di legno scolpito dall’artista falcadino Dante Moro (1933).
Finalmente l’11 giugno 1966 la chiesa poté essere consacrata per le mani del vescovo Gioacchino Muccin alla presenza dei sacerdoti della Forania e dell’ex parroco don Celeste De Pellegrini sostituito nel 1963 da don Rinaldo Sommacal. Essendosi chiuso da poco il Concilio Ecumenico Vaticano II, secondo le disposizioni emanate da tale Concilio, l’altare maggiore fu costruito e consacrato direzionato verso il popolo (15). Come altare laterale destro fu trasportato nella nuova chiesa uno degli altari laterali della chiesa della Beata Vergine della Salute, un tempo appartenente alla chiesa pievanale di Canale e che racchiudeva la pala dei santi Fermo e Veneranda.
Sopra le porte esterne c’erano ancora tre nicchie vuote, in cui erano previste delle sculture. Così nel 1970 l’artista Dante Moro scolpì la formella sopra la porta dell’ingresso principale, raffigurante san Pio X che accoglie una famiglia, simbolo della comunità parrocchiale e nel 1974 quelle delle porte laterali, raffiguranti “l’Ultima Cena” (a sinistra) e la “Discesa dello Spirito Santo su Maria e gli Apostoli” (16).
La nuova parrocchia veniva lentamente fornita di tutte le sue strutture, ma mancava ancora un cimitero. Così nacque l’idea di edificare un nuovo cimitero comunale vicino al greto del torrente Biois. L’opera fu benedetta dal vescovo il 4 novembre 1972, interrompendo così una plurisecolare tradizione per cui tutti i morti di Caviola e delle frazioni limitrofe venivano sepolti nel cimitero della Pieve di Canale (17).
La chiesa era ormai completata, ma non aveva ancora alcuno strumento musicale. Così, grazie all’interessamento del parroco don Cesare Vazza, nel 1973 fu acquistato chiesa arcipretale di Sedico l’organo costruito dai fratelli Cappellato di Padova nel 1950 e posto nella cappella laterale di destra, davanti all’altare della Beata Vergine. Lo strumento – a trasmissione pneumatica – era stato costruito in stile ceciliano recuperando alcune canne di un vecchio organo di Gaetano Callido (il principale, il flauto e il ripieno). Ha una tastiera di 58 note, una pedaliera di 27 con sei registri al manuale e quattro al pedale. Oggi lo strumento versa in precarie condizioni ed è in atto la proposta di riutilizzarlo per la costruzione di un organo più ampio da porre su una apposita cantoria sopra la porta centrale.
Alla nuova parrocchia mancava ancora una cosa per essere completa nelle sue strutture: una Casa della Gioventù. Il coraggio di intraprendere una tale impresa lo ebbe il parroco don Cesare Vazza che iniziò le pratiche per la costruzione nel 1977. Il Comune di Falcade concesse del legname come contributo. L’intero complesso – 20m di lunghezza per 9m di larghezza, con 200 posti a sedere – fu innalzato tra il 1977 e il 1981 e benedetto dal vescovo Maffeo Ducoli il 21 novembre 1981, festa patronale della Madonna della Salute (18).
Col passare degli anni anche la nuova chiesa parrocchiale ha avuto bisogno di qualche lavoro di manutenzione. Così tra il 1992 e il 1993 subì un importante restauro con la ricostruzione della copertura in rame, la tinteggiatura esterna e il nuovo impianto elettrico.
Per l’Anno Giubilare del 2000 – 50° anniversario della fondazione della parrocchia – fu risistemato – grazie all’interessamento del parroco don Giuseppe De Biasio – il piazzale circondante la chiesa e venne acquista la bella fontana che si ammira nella parte sinistra.

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(1) AAC, Beneficio mansionarile di Caviola, Istituzione nuova parrocchia, busta 129/11.

(2) AVBL, Parrocchie, Caviola, 1950, busta 32/A; AAC, Beneficio mansionarile di Caviola, Istituzione parrocchia di Caviola, 1950, busta 129/11; APC, Atti istitutivi, 1950.

(3) Nel 1950 il nuovo beneficio parrocchiale di Caviola possedeva 24 terreni. AAC, Beneficio mansionarile di Caviola, Atti istitutivi della nuova parrocchia di Caviola, 1950-51, busta 129/11; APC, Beneficio parrocchiale, inventari, 1938-1950.

(4) AVBL, Parrocchie, Caviola, costruzione nuova chiesa parrocchiale, carteggio 1954, busta 32A; APC, Bollettino parrocchiale di Caviola, novembre 1958, p. 7.

(5) AVBL, Parrocchie, Caviola, costruzione nuova chiesa parrocchiale, carteggio 1954, busta 32A.

(6) AVBL, Parrocchie, Caviola, costruzione nuova chiesa parrocchiale, carteggio 1954, busta 32A.

(7) APC, Bollettino parrocchiale di Caviola, numero speciale 1958.

(8) “Nel nome del Signore. Anno 1958, giorno 18 maggio, sotto il pontefice Pio XII, il presidente della Repubblica Italiana Giovanni Gronchi, il vescovo delle diocesi di Belluno e di Feltre Gioacchino Muccin, il parroco Celeste De Pellegrini, Aurelio Lorenzo De Pellegrini ed Edoardo Luciani, sindaci di Falcade e di Canale d’Agordo, gli architetti Alberto Alpago Novello e Adriano Barcelloni Corte, il costruttore Giovanni Giaier e i colleghi Massimiliano Scardanzan e Sante Ganz, con i contributi pubblici e le ingenti offerte dei fedeli, nella Valle del Biois, tra i confini di Caviola, è stata posta la prima pietra della chiesa dedicata a san Pio X grazie all’opera volontaria di Marco Scardanzan”.

(9) Padrino.

(10) APC, Bollettino parrocchiale di Caviola, novembre 1958.

(11) APC, Bollettino parrocchiale di Caviola, gennaio-febbraio 1959; Ferragosto 1963; marzo 1959.

(12) APC, Bollettino parrocchiale di Caviola, Ferragosto 1959.

(13) Prestarono opera: Angelo Busin, Marino Busin, Silvio De Biasio di Caviola; i fratelli Valt di Domenico da Pisoliva; i fratelli Lucchetta fu Antonio di Fregona; Giacomo Xaiz e Guido De Ventura di Fregona; Angelo Degasperi e Sisto Valt di Caviola, Giuseppe e Gianni De Biasio di Sappade; Silvio Pescosta di Sappade e Antonio Valt dai Valt. APC, Bollettino parrocchiale di Caviola, marzo-aprile 1961.

(14) APC, Cime d’Auta, bollettino parrocchiale di Caviola, agosto 1964.

(15) APC, Cime d’Auta, bollettino parrocchiale di Caviola,agosto 1966, n. 2.

(16) Vazza C., Caviola 1950-1975, Belluno, 1975, 50-54.

(17) APC, Cime d’Auta, bollettino parrocchiale di Caviola, dicembre 1972, p. 2.

(18) APC, Gestione edifici, arredi e opere di culto, costruzione Casa della Gioventù, 1977-1983; APC, Cime d’Auta, bollettino parrocchiale di Caviola, agosto 1978, n. 4; marzo-aprile 1979, n. 1; febbraio 1982, n. 2. A; AVBL, Parrocchie, Caviola, costruzione Casa della Gioventù, busta 32A.

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